I ragazzi selvaggi e il tramonto dell’educazione
Dopo l’ennesima spedizione punitiva di genitori contro un insegnante reo di fare soltanto il proprio lavoro, dopo i tristi casi di cronaca di professori sbeffeggiati, derisi e postati su Facebook, dopo l’inarrestabile escalation di bullismo ormai presente ad ogni livello nella vita scolastica occorre forse fermarsi e cercare di stabilire un punto fermo.
Che cos’è l’educazione? Qual è la relazione tra l’educazione e il nostro essere pienamente umani?
Il concetto di educazione
L’educare affonda le sue radici nella capacità e nella volontà di “sentire e vivere l’educazione”, elementi che consentono a chiunque di coniugare, come diceva Pascal, “le ragioni della Ragione con le ragioni del Cuore”.
Purtroppo oggi la comprensione dell’educazione appare limitata, mentre dovrebbe essere sentito come un dovere nell’ottica del rispetto, della solidarietà, dell’accoglienza.
Già alcuni anni fa, Jacques Delors, nel suo Rapporto sull’Educazione, richiamava l’attenzione su alcuni pilastri fondamentali: imparare a vivere insieme, a conoscere, a fare, a essere…
L’Educazione non deve trascurare la “Persona” ma piuttosto deve consentire di sviluppare la propria personalità per conoscere se stesso, gli altri e stabilire relazioni efficaci ed equilibrate.
Abolito il ruolo educativo della scuola, ridotta nel migliore dei casi a luogo dove si apprendono tecniche, cancellata la stabilità e l’autorevolezza del nucleo familiare, eclissata la chiesa, quali realtà educative permangono nella collettività?
Il web
Soltanto il narcisismo anarchico della Rete che esalta sopra ogni cosa la felicità individuale, creando così una monocultura della mente e una totale anestesia del cuore.
Nella realtà di oggi avvertiamo tutti che il ricorso forsennato da parte di molti giovani ai social sono il sintomo di un malessere diffuso, perché loro tendono a dimenticare la vita reale, dando importanza solo a quella virtuale.
Manca loro la libertà, la fiducia in se stessi, schiavi come sono del numero di like sul proprio profilo.
Di questo passo, siamo arrivati così alla società dei “diseredati” ossia giovani generazioni a cui non è stato trasmesso nulla di ciò che è davvero fondante, giovani senza radici e senza alcuna capacità di immaginare e di costruire il futuro.
Che cittadini saranno i nuovi ragazzi selvaggi?
I giovani cresceranno in modo equilibrato e armonico se gli adulti riusciranno veramente a coniugare pathos e logos, se riusciranno a vivere “con” gli altri, “per” gli altri in un’ottica e in una dimensione etica, se riusciranno a costruire ponti con i propri figli.
I giovani hanno bisogno di parlare, di comunicare nei modi e nei tempi che la società di oggi pone, di porre domande per comprendere la propria crescita, di osservare e vivere la propria e l’altrui realtà, per stabilire relazioni in quanto desiderosi di essere accompagnati nel loro percorso di vita.
Educare, dunque, significa promuovere la “Persona” partendo dalle strutture profonde della personalità dove maturano decisioni responsabili, dove il cuore si apre agli altri, dove si assumono impegni e conseguenze.
Educare significa insegnare al ragazzo l’autonomia, la libertà e il rispetto per se stesso e per gli altri.
Per fare ciò, però, la società deve risvegliarsi dal torpore, aprire gli occhi e chiamare le cose con il loro nome.
Senza ritorno dell’autorevolezza, senza un generoso e appassionato ripristino della cultura, come realizzazione più profonda dell’uomo, il nostro mondo sarà sempre più popolato da infelicissimi e ingestibili ragazzi selvaggi e diseredati.
Non è necessario avere grandi doti divinatorie per immaginare che sarà un mondo drammaticamente diverso da quello che tutti noi vorremmo.
a cura del Prof. Avv. Vincenzo Filiberti