Alternanza scuola-lavoro e Personal Branding
Una delle maggiori novità introdotte dalle recenti riforme normative in campo scolastico è costituita dalla cosiddetta Alternanza scuola-lavoro, parte del processo che conduce direttamente al Personal Branding.
Volta a favorire un approccio sempre più agevolato nel rapporto tra il mondo della scuola e quello del lavoro e delle imprese, questa misura ci porta verso un concetto ancora più specifico, ma che costituisce la sintesi e la realizzazione finale di quanto sopra, e cioè il Personal Branding.
Cos’è il Personal Branding
Non ci troviamo di fronte all’ennesimo termine anglofono di moda, bensì ad un istituto nuovo e di indubbia utilità, costituente la “carta d’identità” – se così la si vuole chiamare – dello studente in cerca di prima occupazione.
Il Personal Branding parte dalla fine della scuola dell’obbligo e, quindi, si avvia con le scelte personali del triennio della scuola secondaria superiore, per poi riempirsi di contenuti in base alle esperienze di alternanza scuola-lavoro fatte col proprio istituto scolastico.
Un ragazzo che deve affrontare il nuovo mondo del progetto alternanza scuola-lavoro deve, innanzitutto, lavorare sul proprio Personal Branding, ovvero sulla capacità di promuovere e comunicare in modo serio, competente, interessante e semplice il suo profilo professionale, rendendolo appetibile anche per quei datori di lavoro che, di questi tempi, sempre più spesso cercano nuove figure professionali attraverso la Rete.
Le aziende, infatti, si caratterizzano sempre più per il personale altamente specializzato nel reclutamento del personale, con la necessità proprio per quest’ultimo di avere a disposizione un percorso quanto più completo e caratterizzante possibile.
Oltre il curriculum
Il Personal Branding, in buona sostanza, va oltre il vecchio e caro curriculum vitae, anche perché va preceduto da una lettera di presentazione al potenziale datore di lavoro in cui si evidenziano le motivazioni e le aspirazioni personali del candidato, soprattutto quelle che oggi in molti ricercano:
- capacità di problem solving
- inclinazione al lavoro di gruppo
- curiosità, dato che il fattore psicologico non è da trascurare.
Infine si chiude con un normale curriculum (conoscenze informatiche, linguistiche, sport praticati, hobby, ecc…) riportando in chiaro il proprio percorso di formazione e le proprie (eventuali) esperienze di lavoro.
Stiamo parlando, però, del contenuto basilare o minimale, perché in effetti un efficace Personal Branding dovrebbe contenere più esperienze possibili, in particolare all’estero (ad esempio nei Paesi del Nord Europa è normale almeno un anno scolastico in un altro Paese, meglio se anglofono), nonché ogni forma di esperienza certificata, caratterizzante il futuro aspirante lavoratore agli occhi dell’impresa.
Sarebbe, pertanto, auspicabile che a scuola, al termine del triennio, si avviino dei corsi finalizzati alla redazione del Personal Branding, mentre ci vuole un tutor per questo nel corso del triennio.
a cura del Prof. Avv. Vincenzo Filiberti