Diminuzione della popolazione: problemi e conseguenze
Il Prof. Filiberti affronta una tematica, quella della diminuzione della popolazione, che potrebbe sembrare lontana dal mondo scuola. In realtà non è così, scopriamo perché.
La situazione demografica italiana
Di particolare attualità e problematicità è la situazione demografica in Italia: calo costante delle nascite con saldo negativo coi decessi per il terzo anno consecutivo (secondo l’ISTAT), con una gravità accentuata dal fatto che nel saldo negativo si considerano anche gli immigrati, ormai naturalizzati, particolarmente prolifici, unitamente in generale alla popolazione dell’Italia meridionale.
È evidente quindi il dato che emerge e cioè:
- da una parte le regioni centro-settentrionali, già da tempo afflitte da un basso tasso di natalità e con una popolazione immigrata già di parecchio superiore al 10%;
- dall’altro le regioni meridionali, in cui l’incidenza degli immigrati è quasi irrilevante, e dove il calo demografico è perlopiù dovuto ad una nuova fase di emigrazione dei giovani meridionali, specie di alto livello culturale, verso il Nord Italia, l’Europa o altri Paesi.
Le cause
Quindi in conclusione il calo demografico in Italia sembra dovuto principalmente a motivi economici, dato che persino fattori sociali, culturali e psicologici non sono più da soli sufficienti a contrastarlo (come nel caso degli immigrati extracomunitari e degli abitanti del Mezzogiorno).
Il paradosso è che, nonostante tale evidenza, si preferisce sottolineare altri aspetti a monte di tale situazione, come la nuova condizione della donna, la scarsa intraprendenza della nuova generazione o altro.
Tutto ciò non è assolutamente vero, perché in Italia è solo l’alto costo della vita che blocca la formazione di nuove famiglie, e tutti gli altri fattori sono collaterali o consecutivi.
Calo demografico e scuola
È chiaro che tutto ciò si riversa sulla popolazione scolastica, già caratterizzata da una forte multietnia specie al Centro-Nord, con un corpo docenti sovrabbondante ed eccessivamente anziano.
A questo punto occorre spezzare una lancia a favore della riforma della “Buona Scuola”, che, con l’introduzione dell’organico di potenziamento, ha cercato di risolvere questo problema, ma è chiaro che è necessario un intervento suppletivo da parte del nuovo esecutivo, col tentativo di dare una visione più “sociale” della scuola, e cioè più improntato sulla solidarietà sociale ed istituzionale, piuttosto che sulla competenza fine a se stessa.
a cura del Prof. Avv. Vincenzo Filiberti