Cos’è la didattica per competenze

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Parliamo di concetti molto attuali, nati nel contesto europeo e riportati poi nella pratica quotidiana in aula: vediamo in cosa consiste la didattica per competenze e qualche esempio pratico.

Cosa sono le competenze

Siamo nella metà degli anni ’90 quando nel Libro bianco sull’istruzione e formazione a cura di Edith Cresson, allora Commissario Europeo con delega alla scienza, ricerca ed educazione, viene scritto:

In tutti i paesi d’Europa si cercano di identificare le “competenze chiave” e di trovare i mezzi migliori di acquisirle, certificarle e valutarle. Viene proposto di mettere in atto un processo europeo che permetta di confrontare e diffondere queste definizioni, questi metodi e queste pratiche.

Un’idea rivoluzionaria, che sposta l’obiettivo della scuola dalle conoscenze alle competenze, come auspica anche il pedagogista Grant Wiggins, che afferma:

Si tratta di accertare non ciò che lo studente sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa.

L’idea di competenza deriva dal settore lavorativo, in cui indica le potenzialità, le risorse che l’individuo può impiegare nella professione: una base di conoscenze e la capacità di organizzarle e utilizzarle in modo concreto e risolutivo.

In Italia, il confronto sulla formazione e la programmazione per competenze inizia intorno al 2000: si conclude che è necessario il giusto mix di nozioni, abilità e attitudini per il ragazzo, che deve riuscire a raggiungere uno scopo, a risolvere un problema, impiegando quanto conosce.

La posizione del MIUR

Secondo il Ministero è necessario chiarire i termini e i concetti da utilizzare.

Per conoscenze si intendono informazioni e/o procedure apprese attraverso un processo di insegnamento/apprendimento; le abilità sono le capacità di impiegare e applicare le conoscenze per svolgere compiti e risolvere problemi; le attitudini sono atteggiamenti messi in campo nei rapporti con gli altri e a livello personale.

Il concetto di competenza viene ripreso dalla Raccomandazione del Parlamento Europeo del 2006, che ha definito, nell’ambito del processo di Lisbona. In particolare vengono elencate:

  • comunicazione nella madrelingua
  • comunicazione nelle lingue straniere
  • competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia
  • competenza digitale
  • imparare a imparare
  • competenze interpersonali, interculturali e sociali e competenza civica
  • imprenditorialità
  • espressione culturale.

Parliamo quindi di competenze trasversali, sganciate dai diversi programmi scolastici, ma comunque espresse in termini di conoscenze, abilità e attitudini.

Come realizzare una didattica per competenze

Questa tipologia di approccio può essere utilizzata in tutti gli Istituti, dalla Scuola dell’Infanzia alla Secondaria di II Grado, ovviamente plasmandosi sul livello del momento. L’applicazione è davvero semplice, ma può portare a risultati sorprendenti.

Ti lasciamo qualche idea che potresti utilizzare in classe:

  1. Argomento storico: antica Grecia.
    Potresti pensare di far impersonare al ragazzo interrogato un personaggio storico, vissuto in quel periodo, e di calarlo in una situazione. Ad esempio dirai all’alunno che è Socrate e deve raccontare la sua storia. Oppure potresti dare nome, età e occupazione al personaggio da impersonare.
  2. Geografia: report su uno Stato.
    Invece di far studiare in modo generico la classe, potresti assegnare un discorso. Lo studente è una guida turistica che accompagnerà la classe alla scoperta di una zona, una città, un monumento.
  3. Scienze/Tecnica.
    La situazione ricreata è quella di un ufficio in una grande realtà aziendale: l’interrogato dovrà convincere i colleghi della convenienza nell’utilizzare un sistema energetico piuttosto che un altro. Altrimenti l’alunno potrebbe essere un esperto di eventi naturali che dovrà aggiornare la classe sulle conseguenze di un determinato fatto.

Questi sono alcuni esempi, replicabili in altre materie, con altri temi.
Come si evince, l’esercizio diventa così molto più complesso, articolato, ma anche più avvincente e interessante. Tanto per l’insegnante quanto per l’alunno, che potrà così sviluppare le sue competenze.

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