Concorso scuola: 24 CFU verso titolo aggiuntivo

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In attesa di conoscere data ufficiale e modalità del nuovo concorso scuola per l’abilitazione dei docenti, tiene banco il tema relativo al valore dei 24 CFU previsti dalla legge 107 per poter accedere ai concorsi a cattedra.

Parliamo di quello che fino a pochi mesi fa era un requisito obbligatorio che rischia adesso di diventare solo accessorio.

Il dietrofront del ministro Bussetti

Un orientamento, quello del nuovo ministro dell’Istruzione Bussetti, che sta creando non poche polemiche tra quanti si sono affrettati a mettersi in regola con l’acquisizione dei 24 Cfu, sostenendo anche una spesa, convinti della necessità degli stessi per prendere parte al concorso scuola e che in questo momento si sentono traditi nello scoprire che questa necessità, con il cambio di Governo, potrebbe venire meno.

Le intenzioni del ministro possono anche essere considerate buone, considerato che l’intento è quello di non impedire l’accesso al concorso scuola a chi ha difficoltà a conseguire i 24 Cfu. Ma allo stesso tempo, costituisce appunto un dietrofront pericoloso nei confronti di coloro i quali li hanno già acquisiti con non poco impegno e a fronte di ingenti tasse universitarie.

Il tema è alla fine sempre quello della credibilità delle istituzioni, che sconfessando se stesse, certo non contribuiscono a rasserenare gli animi. E non è sufficiente la giustificazione del cambio di guardia al dicastero per spiegare un cambio di rotta così netto.

Titolo aggiuntivo per migliorare la posizione in graduatoria

La soluzione che consentirebbe, se non di risolvere la situazione, quantomeno di edulcorarla, sarebbe quella già ventilata in queste settimane di fare in modo che comunque i 24 Cfu possano mantenere un loro valore.

In questo senso la proposta di renderli titolo aggiuntivo, potrebbe essere indicativa.

Si partirebbe dal presupposto che chi li ha acquisiti, ha migliorato le proprie competenze e in qualche modo la propria professionalità. Renderlo dunque un requisito accessorio, adeguatamente valorizzato in termini di punteggio, potrebbe salvare la situazione. Purchè i crediti in questione possano costituire un elemento, quanto alla posizione in graduatoria, in grado di fare una differenza che oggettivamente esiste.

Il tutto dipende dall’effettiva modifica da parte del nuovo Governo del FIT, che così com’è stato pensato, come tirocinio, della durata di tre anni, prima dell’effettiva immissione in ruolo, non piace al Ministro né nell’ottica degli insegnanti, né degli studenti.

Venendo meno il Fit verrebbe meno anche la logica del requisito dei 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche per partecipare ai concorsi della scuola secondaria, previsto dal Decreto Legislativo n. 59/2017.

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