Cattedre scoperte, Gilda: non funziona il sistema di reclutamento dei docenti

Inizio in salita per il nuovo scolastico, sono migliaia le cattedre scoperte ed il fenomeno del precariato è fuori controllo.
In un comunicato stampa la Gilda degli Insegnanti denuncia la problematica diventata ormai cronica, che va a discapito dei diritti degli insegnanti e degli studenti.

Cattedre scoperte: il flop del sistema di reclutamento

La Gilda spiega i fattori che hanno generato la situazione caotica nelle scuole italiane:

“Se molti alunni non hanno ancora tutti i professori in classe, la responsabilità è del sistema di reclutamento che fa acqua da tutte le parti. Il problema, dunque, non sta nella mancanza di docenti nelle graduatorie, ma nelle procedure concorsuali che puntualmente si impantanano”.

Dallo scorso anno a oggi sono stati banditi cinque concorsi senza che nessuno si sia concluso, con graduatorie che ancora devono essere compilate.

“Le numerose rinunce da parte dei commissari d’esame, che non possono godere di esoneri e percepiscono compensi irrisori rispetto all’impegno che viene loro richiesto; gli errori registrati negli scritti del concorso bandito nel 2020; il ritardo sulla tabella di marcia del concorso straordinario bis, che si sarebbe dovuto concludere entro il 31 agosto e, invece, è ancora in corso. La conseguenza di tutto ciò è che, rispetto al contingente previsto, le immissioni in ruolo effettuate finora sono poco più della metà”.

I disagi generati dal sistema informatizzato

“Anche sul fronte del reclutamento supplenti si registrano notevoli disagi a causa del sistema informatizzato che in molti casi non ha rispettato i diritti di graduatoria dei docenti plurititolati con anni di esperienza. I quadri delle disponibilità, pubblicati tardi, spesso sono risultati sbagliati e molti docenti sono stati costretti a presentare domanda alla cieca o per posti inesistenti”.

“Oltre agli insegnanti, a fare le spese di questo sistema fallimentare sono anche gli studenti che subiscono il solito valzer di supplenti, con buona pace della tanto invocata continuità didattica”.

 

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